È stato pubblicato di recente sulla rivista “Neurology” un importante studio internazionale sulle malattie cardiache nell’emiplegia alternante e nelle sindromi legate all’ATP1A3, evoluzione e completamento della ricerca pubblicata nel 2015
Uno studio multicentrico
Lo studio, realizzato dal consorzio IAHCRC, ha coinvolto 19 centri in 13 differenti paesi del mondo. Le attività sono state coordinate dall’University College di Londra (Dr. Simona Balestrini, Prof. Juan Kaski, Prof. Sanjay Sisodiya) e dalla Duke University (Prof. Mohamad Mikati, Dr. Arsen S. Hunanyan). Hanno partecipato al lavoro oltre cinquanta ricercatori tra cui, in collaborazione con A.I.S.EA, il gruppo italiano dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova: Elisa De Grandis, Alessandra Gagliardi, Livia Pisciotta (dall’inizio del 2020 in servizio presso l’ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano), Michela Stagnaro, Edvige Veneselli.
Obiettivo della ricerca
L’obiettivo della ricerca era definire i rischi e le conseguenze delle anomalie cardiache nelle sindromi legate alla mutazione ATP1A3. Sono state condotte analisi cardiologiche su 110 pazienti (63 femmine e 47 maschi con età media di 17 anni). Il campione era composto da 98 persone con emiplegia alternante dell’infanzia (AHC), 9 con distonia-parkinsonismo ad esordio rapido (RDP), 3 con atassia cerebellare, areflessia, piede cavo, atrofia ottica e sordità neurosensoriale (CAPOS).
L’elaborazione dei dati
I dati sono stati raccolti ed elaborati da due cardiologi indipendenti con competenza in malattie cardiache genetiche e morte improvvisa. Sono state riscontrate anomalie dell’elettrocardiogramma (ECG) a riposo e irregolarità della ripolarizzazione o della conduzione, con necessità di intervento cardiochirurgico in 3 pazienti con emiplegia alternante. Il fenotipo cardiologico è stato valutato in un modello di topo con mutazione ATP1A3. Gli elettrocardiogrammi a riposo hanno evidenziato nel modello murino un ritardo della conduzione intra-cardiaca; durante le convulsioni indotte, l’arresto cardiaco ha portato alla morte del topo, dimostrando il legame meccanico tra anomalie cardiache e morte improvvisa.
Conclusioni
In conclusione è stata riscontrata una maggiore prevalenza rispetto alla media di anomalie dinamiche dell’ECG in tutte le sindromi legate alla mutazione ATP1A3, con un rischio di irregolarità del ritmo cardiaco pericoloso per la vita, analogamente ad altre malattie ereditarie molto rare causate da alterazioni dei canali ionici.
Lo studio conferma che le malattie cardiache possono riscontrarsi nelle sindromi legate alla mutazione ATP1A3 e fornisce indicazioni per identificare i pazienti potenzialmente più ad alto rischio di morte cardiaca improvvisa, che possono trarre vantaggio dall’inserimento di un pacemaker o di un defibrillatore cardiaco impiantabile.