Dai ricercatori i progressi del progetto “La Speranza di un farmaco” per curare l’emiplegia alternante.

I ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma impegnati nel progetto di ricerca “La Speranza di un farmaco”, sostenuto da A.I.S.EA, ci aggiornano sugli sviluppi delle attività in corso per identificare un farmaco candidato al trattamento dell’emiplegia alternante (AHC). Oltre ai laboratori di ricerca, sono state attivate importanti partnership internazionali, per collaborare sia a livello scientifico sia nel reperimento di finanziamenti europei.
Insieme a tutte le
famiglie A.I.S.EA ringraziamo Danilo Tiziano, Emanuela Abiusi, Agnese Novelli, Fiorella Gurrieri (in foto) non solo per questo prezioso aggiornamento, ma anche per le loro parole di vicinanza e amicizia che contraccambiamo, uniti come sempre nella speranza.

 

Cari amici di AISEA,

nell’impossibilità di partecipare al vostro e nostro incontro annuale, abbiamo deciso di seguire il suggerimento di Filippo e mettervi a parte, almeno per iscritto, dello sviluppo del progetto per l’identificazione di un farmaco candidato al trattamento dell’emiplegia alternante (AHC). L’emergenza sanitaria nazionale ha chiaramente messo tutti a dura prova nell’ultimo paio di mesi: voi sul piano della gestione quotidiana dell’AHC e noi, sia sul piano assistenziale che della ricerca. Abbiamo dovuto riorganizzare le attività quotidiane per trovare un compromesso tra la sicurezza delle persone che lavorano e la prosecuzione di quelle attività che ritenevamo di maggior importanza, non limitandoci alle sole urgenze. Con grande impegno e motivazione delle persone coinvolte siamo riusciti a far procedere, sebbene a rilento, un progetto che noi riteniamo di grande rilevanza, nonostante sia rivolto ad un numero limitato di persone, certamente non confrontabile con quello dei pazienti e delle vittime dell’emergenza sanitaria mondiale.

Come probabilmente ricorderete dalle presentazioni degli ultimi convegni, abbiamo sviluppato un modello cellulare di AHC, basato sull’inserimento delle mutazioni più frequenti del gene ATP1A3. Abbiamo dimostrato che le cellule con la mutazione presentano delle alterazioni funzionali molto marcate (in particolare l’accumulo di sodio e calcio, oltre all’acidificazione dell’ambiente cellulare) che possono essere facilmente tracciate con delle piattaforme di analisi ad elevata tecnologia, denominate di “high-content screening”. Abbiamo utilizzato questi strumenti per testare una libreria di composti chimici: si tratta di molecole (circa 550) che sono ritenute sicure nell’uomo, in base al loro profilo di tossicità, sebbene non siano mai state autorizzate come farmaci. Abbiamo dapprima valutato la capacità delle nostre molecole di eliminare l’eccesso di sodio dalle cellule; con questo approccio abbiamo selezionato 80/550 composti.

In una seconda serie di esperimenti, abbiamo ulteriormente ridotto il numero di composti candidati a 27 molecole, in base all’osservazione che il loro effetto sulla concentrazione di sodio nelle cellule era specifico per quelle con la mutazione AHC e non per quelle normali. Abbiamo inoltre effettuato altri esperimenti sulla capacità del farmaco di ridurre il livello di acidificazione e di aumentare la sopravvivenza delle cellule.

In base a questi risultati, abbiamo costruito un consorzio internazionale che comprende (oltre al Gaslini, al Bambin Gesù ed all’Università Sapienza) un gruppo francese, uno spagnolo ed uno svedese. Abbiamo inoltre avviato una collaborazione con un gruppo danese. Come consorzio abbiamo applicato per due richieste di finanziamento europeo, delle quali siamo in attesa di risposta. Siamo anche in contatto con qualche Fondazione privata che potrebbe supportare il nostro progetto di ricerca. Oltre agli approcci molecolari, il progetto prevede anche lo sviluppo di una scala funzionale dedicata per valutare i pazienti con AHC. Questa parte del progetto viene coordinata dal gruppo del Gaslini e svolta in collaborazione con i gruppi francese e spagnolo.

Inoltre, abbiamo selezionato il primo dei 27 composti da testare sul modello di topo dell’AHC. Anche in questo caso, il Covid-19 non ci ha aiutato. Anche il laboratorio che valuterà l’effetto del trattamento sul modello animale ha dovuto ristrutturarsi ed adattarsi a lavorare con personale ridotto. Pertanto, i primi trattamenti dei topi affetti cominceranno non appena possibile.

Anche se a distanza, ma questa è la situazione attuale di noi tutti, ci teniamo a ribadirvi (anche attraverso la prosecuzione di questo progetto di ricerca che è per tutti, voi e noi, di importanza estrema) la nostra vicinanza con un senso e uno spirito di solidarietà che la situazione di emergenza attuale non potrà intaccare ma soltanto rafforzare.

Danilo Tiziano
Fiorella Gurrieri
Emanuela Abiusi
Agnese Novelli