Quel meraviglioso ‘genetico’ talento…

“Questa è la storia di Fe, del suo talento. Ogni giorno ne percepisce l’esistenza anche quando la fatica avvolge il suo corpo.
Rosa Clemente, Psicologa Psicoterapeuta Sistemica Familiare, segue una delle nostre bambine con l’emiplegia alternante. Nel saggio che ci propone mette in relazione il talento con la diagnosi, illustrando come, secondo la sua visione ed esperienza, sia possibile far emergere le capacità insite in una persona attraverso un approccio mentale ed emotivo efficace.

L’atteggiamento migliore per produrre energia positiva
“Solo in apparenza talento e diagnosi sono due parole distanti fra loro. Se si analizzano i meccanismi cognitivi ed emotivi che le rendono complementari, si comprende quanto siano strette in una fusione energetica in grado di produrre effetti straordinari. Per arrivare a tale energia occorrono attenzione e tempo. L’attenzione è un aspetto fondamentale nei rapporti umani; è essenziale ricordare che l’individuo con cui entriamo in relazione non è una persona da programmare e che il disagio va osservato non oggettivamente ma soggettivamente come unico. Il tempo significa esserci, non solo materialmente ma anche con la mente, con l’autenticità, con l’intelligenza emotiva, per poterla trasmettere all’altro, anche se c’è una diagnosi che descrive ciò che si può fare e ciò che non si può fare.”

La psicologa ci spiega che spesso l’uomo si pone in situazioni di auto sabotaggio per il semplice motivo che ha perso la possibilità di andare oltre le ‘proprie colonne d’Ercole’ e si lascia andare al disagio, non permettendo a se stesso di rinasce come nel ciclo della vita.

In che modo può emergere il talento in una persona
“Vivere pienamente la relazione tra assistente e paziente, significa stare nell’esperienza, fare propria una nuova modalità per migliorare la sua – tua esistenza, fornire piccoli residui di risorse che l’altro, anche se ha un bagaglio genetico fraudolento, potrà utilizzare per se stesso. All’improvviso in mezzo alla stanchezza, alla tenebra e all’oppressione che la patologia sa infondere, il talento si manifesta con la naturalezza di un gesto. Con uno straordinario slancio, tutte le sue forze vitali iniziano a operare in una tensione elevata, proiettando ciò che la mente cela. La mente va ‘al di là delle colonne d’Ercole’, restituendo all’immagine del proprio sé una nuova impronta creativa e vivificante. Esprimere il talento appaga il bisogno di sentirsi realizzati e riconosciuti come parte dell’Universo e, nel paradosso, contribuisce a migliorarlo. È un bisogno che proviamo tutti, ancor più quanto il nostro fisico intrappola la mente, e consiste nella necessità di vedere riconosciuto ciò che sappiamo fare bene ma che è nelle tenebre. Il requisito necessario per poter tirare fuori il proprio talento è quello di essere liberi. La libertà di creare consente a ognuno di scoprire il proprio talento per poterlo condividere con gli altri.”

L’esperienza del disegno creativo insieme a Fe
“Questa è la storia di Fe, del suo talento. Ogni giorno ne percepisce l’esistenza anche quando la fatica avvolge il suo corpo. L’energia che ha permesso tutto ciò si esplicita tramite il disegno, che le consente di aprire il proprio vissuto agli altri con un personale marchio di riconoscimento. Per Fe quest’esperienza è legata da un filo conduttore: la fiducia in se stessa, che le ha concesso di sviluppare la capacità di riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie emozioni e quelle altrui. Alla rivelazione del talento tanta parte contribuisce la sua abilità di percepire e percepirsi. L’unica prescrizione che le viene fatta è di rispettare il suo livello di stanchezza durante lo svolgimento dei lavori artistici; Invitandola a valutare se stessa in senso critico non distruttivo ma costruttivo e a fermarsi quando si sente stanca, la sua attività diventa graduale e le permette di aumentare i tempi di esecuzione e la qualità dell’opera finita.”

L’evento cerniera tra prima e dopo la consapevolezza
“Esercitando l’abilità di accedere ai propri sentimenti, o di crearli nel momento del disegno, i pensieri di Fè si sono aperti a un mondo sconosciuto costellato di possibilità, per cui ogni esperienza viene vista da diverse prospettive.
Tutto ciò non è successo per caso, ma si è verificato un evento cerniera. Con la crescita fisica che genera l’ingresso nel mondo della femminilità si è instaurata un‘alchimia per cui la vera meta è stata: promuovere la capacità di motivare se stessa, capire i sentimenti altrui, saper controllare l’umore e i propri stati d’animo, coltivare la resilienza, comprendere la capacità di non arrendersi nel perseguire un obiettivo nonostante le difficoltà emozionali che la contraddistinguono genotipicamente ancorate nella sua peculiarità”.

La luce interna di ciascuno innesca un processo sinergico
“Una volta che abbiamo contribuito ad accendere la nostra piccola luce interna, non dobbiamo più nasconderla. Essa splende per tutti gli esseri che nella “casa – mente” restano al buio. Ciò significa che, quando qualcuno coltiva il proprio talento, si illumina, ma illumina anche la società. La mia luce è tua, la tua luce è mia: empatia. La creiamo insieme in un processo sinergico. L’opera che nasce dalle mani di Fe ci permette di entrare in contatto con il profondo, con l’altro, con il sentimento allo stato puro, con un vissuto interno. E’ una sintonia, un sentirsi dentro il sentimento dell’altro, bello o brutto che sia, anche quando non viene detto né espresso verbalmente. Il gesto ha questa funzione, in fondo a ogni affetto vi è un vissuto che non può essere razionalizzato né comunicato totalmente a parole”.

Quel meraviglioso ‘genetico’ talento…
“E’ questo che intendo per talento, che ogni giorno si può migliorare e renderci migliori: una potenzialità che consiste nello scavare, nello scoprire quel meraviglioso ‘genetico’ talento. Le emozioni viaggiano su un binario che solitamente ha poco di verbale, ma è fatto di immagini e gesti che Fe esprime attraverso il disegno: faro per trasformare le ferite in feritoie”.