STORIA, STUDI E RICERCA
I primi casi di emiplegia alternante sono stati riportati nel 1971 da due medici canadesi, Verret e Steele, che riferiscono il caso di 8 bambini affetti da emicrania emiplegica, 3 dei quali presentano dei sintomi particolari. La descrizione dettagliata della malattia è dovuta a I. Krageloh e J. Aicardi che, nel 1980, la identificano come una malattia rara, specifica e severa, con prognosi neurologica e psicointellettiva riservata. All’epoca soltanto un centinaio di casi sono noti nel mondo, di cui una trentina in Francia.
Nel 1987 uno studio internazionale in doppio cieco realizzato su 12 bambini mostra che la Flunarizina in trattamento cronico in dose variante dai 5 ai 10 mg al giorno ha, in 11 di loro, un'azione preventiva sulla durata e la gravità degli attacchi emiplegici.
Nel 1992 la AHC viene chiaramente identificata e distinta da altre malattie similari grazie ad un insieme di criteri ben definiti, confermati al 1° Congresso Internazionale di Roma. Nello stesso anno nasce a Parigi la Association Française de l'Hemiplegie Alternante (AFHA).
Il Secondo Simposio Internazionale di Seattle (U.S.A.) permette nel 1997 di fare il punto sulle diverse ipotesi avanzate riguardo all'origine della malattia e di definire inoltre delle nuove linee di ricerca.
L’anno successivo prende ufficialmente il via un progetto di ricerca genetica, diretto inizialmente dal Dottor Louis Ptacek e successivamente dalla Dottoressa Katryn Swoboda, presso gli Eccles Institutes for Human Genetics di Salt Lake City, Utah (U.S.A.).
Nel 1999 viene fondata a Verderio Superiore (LC) A.I.S.EA Onlus, l’Associazione Italiana per la Sindrome di Emiplegia Alternante.
Il 1° aprile 2005 viene ufficialmente avviato un progetto denominato European Network for Research on Alternating Hemiplegia, finanziato dal 6th Framework Program dell'Unione Europea, che ha come obiettivo la creazione di un registro europeo dei pazienti affetti da emiplegia alternante. Al termine dei 2 anni di attività viene pubblicato sulla rivista Brain un articolo che, analizzando su base statistica i dati clinici di 165 pazienti europei, conclude che l’emiplegia alternante non può essere definita una malattia a decorso progressivo.
Un altro importante risultato di questo progetto è la costituzione di ENRAH, un organismo che ha come obiettivo lo sviluppo ed il supporto della ricerca sull’emiplegia alternante a livello europeo.
Nel 2010 A.I.S.EA Onlus attiva il servizio I.B.AHC (Biobanca e Registro Clinico per l'Emiplegia Alternante), un prezioso strumento per favorire lo sviluppo della ricerca di una cura efficace. Il progetto I.B.AHC è coordinato ed interamente finanziato da A.I.S.EA Onlus, che si avvale della collaborazione del proprio Comitato Scientifico.
Nel novembre 2011 A.I.S.EA Onlus, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi e Formazione “Germana Gaslini” organizza a Genova il Workshop Internazionale sull’Emiplegia Alternante dell’Infanzia, che vede la partecipazione dei più importanti ricercatori italiani, nonché di ricercatori e rappresentanti delle principali associazioni europee per l’emiplegia alternante. In questo contesto viene avviato il primo progetto collaborativo per la ricerca della mutazione genetica che causa l’emiplegia alternante, che vede impegnati genetisti italiani, francesi ed olandesi.
Nel luglio 2012, uno studio collaborativo tra diversi centri clinici e laboratori genetici in Europa e America, diretto da un gruppo di ricercatori della Duke University di Durham, North Carolina (U.S.A.), individua finalmente in una mutazione a carico del gene ATP1A3 il difetto genetico responsabile dell’emiplegia alternante. Il gene mutato codifica per una proteina che agisce sul funzionamento della pompa ionica Na+-K+a livello neuronale. Tutti i dettagli della scoperta sono stati pubblicati su Nature Genetics, una prestigiosa rivista scientifica internazionale.
Questa scoperta è stata possibile grazie all'applicazione del sequenziamento dell’esoma, una tecnologia innovativa che ha rivoluzionato la ricerca dei geni responsabili di molte malattie rare. Il sequenziamento dell'esoma di 7 pazienti ha permesso di identificare il gene; successivamente, grazie ad un impressionante sforzo collaborativo a livello internazionale promosso e sostenuto dalle tre principali associazioni di pazienti (in Italia, Francia e Stati Uniti), i laboratori genetici e i centri clinici di 13 diverse nazioni si sono uniti per studiare altri 95 pazienti, arrivando così a confermare la presenza di mutazioni causative del gene ATP1A3 in più del 75 % dei casi studiati. Si tratta di mutazioni de novo, ovvero presenti solo nei pazienti affetti ma non nei loro genitori.
A partire dal 2012, anno in cui è stata individuata la mutazione ATP1A3, viene organizzato il Simposio internazionale ATP1A3 in Disease, in cui i massimi esperti a livello mondiale si confrontano sui temi della ricerca in campo genetico, clinico e neurofisiologico a diretto contatto con i pazienti ed i loro rappresentanti. Questi gli eventi organizzati fino ad oggi:
- Bruxelles (Belgio), 10-11/12/2012;
- Roma (Italia), 23-24/9/2013;
- Lunteren (Paesi Bassi), 29-31/8/2014;
- Washington (U.S.A.), 27-29/8/2015;
- Londra (Regno Unito), 24-26/8/2016;
- Tokyo (Giappone), 21-2/9/2017.
Al link http://www.atp1a3disease.org/previous.html è possibile leggere e scaricare la documentazione relativa ai primi 6 eventi.
Il 7° Simposio ATP1A3 in Disease si svolgerà a Chicago (U.S.A.) dal 13 al 14 ottobre 2018 (http://atp1a3symposium2018.org).